Massimo UghiniPubblichiamo una lettera fatta pervenire in redazione con richiesta di pubblicazione da parte dell’ex Consigliere di Circoscrizione Massimo Ughini.

Sono cresciuto in una famiglia e in un contesto di relazioni in cui l’impegno civile e sociale sono sempre stati considerati importanti, per il singolo e per la collettività. L’attenzione ai problemi dei cittadini e dell’ambiente, da quelli circostanti a quelli nazionali e/o del mondo intero, ha avviato anche me ad una partecipazione politica. Sono stato il più giovane consigliere di Circoscrizione, nella passata legislatura, cioè fino all’abolizione di questi organismi. E’ stata per me un’esperienza importante, che mi ha consentito di conoscere la complessità dei problemi del territorio, di confrontare proposte e critiche, di commisurare le potenzialità degli apparati amministrativi alle esigenze della popolazione e di constatare l’importanza e l’efficienza dei servizi offerti o le loro carenze. Oggi in previsione di nuove forme di coinvolgimento dei cittadini nella vita pubblica, si dovrebbe compiere una valutazione circa l’efficacia e la valenza democratica delle Circoscrizioni appena eliminate. In esse la rappresentanza era sancita dal voto elettorale, ma il decentramento, in pratica, si è realizzato solo nella misura in cui i Consigli delle Circoscrizioni sono stati capaci di acquisire i dati, di raccogliere le istanze, di assumere le problematiche, di ascoltare non solo i propri sostenitori, ma anche le minoranze, le associazioni, le diverse realtà e categorie sociali. Dove e quando l’attività delle varie Commissioni si è limitata a far da cinghia di trasmissione delle decisoni della maggioranza comunale o ad approvarle senza discuterle, è venuta meno la reciproca collaborazione fra le istituzioni e i cittadini. I comitati di quartiere, che hanno preceduto le Circoscrizioni, avevano una maggiore aderenza ai problemi locali, mantenevano più facilmente un filo diretto con gli abitanti, erano a contatto giornaliero con le situazioni ambientali. Per questa “vicinanza” stretta, i rappresentanti dei quartieri potevano avere un limite nella tendenza a cercare soluzioni particolaristiche, riferendosi solo allo spazio di propria competenza, per tutelarlo. In questo senso, pur nella diversità dei partiti di appartenenza, si creavano movimenti omogenei, impegnati a costituire un tramite, fra il singolo quartiere e l’amministrazione, in difesa dei servizi e per la tutela del territorio. Più difficile e non sempre cercata invece era la cooperazione con gli altri quartieri: questo era un punto di debolezza. Oggi, ad esempio, non è possibile risolvere problemi di traffico o di inquinamento senza guardare oltre il perimetro della propria “zona”. In questa prospettiva più allargata, le Circoscrizioni potevano offrire varie opportunità: scambio di informazioni, complementarietà degli interventi, unione delle forze, delle competenze, delle risorse. Per recuperare e promuovere una fattiva rappresentanza dei cittadini, sarebbe utile analizzare e valutare le esperienze a monte, e dei comitati di quartiere e delle Circoscrizioni, in modo da correggerne i difetti e colmarne le lacune ma anche per valorizzarne gli apporti, i dati acquisiti e le potenzialità, compresa quella di una più larga partecipazione alla “Cosa Pubblica”. Oggi l’informatica consente una vasta diffusione di notizie, dati, opinioni sulle diverse realtà del territorio comunale e può connettere gli abitanti fra loro e con le istituzioni, annullando le distanze, superando i limiti di orario e di procedure burocratiche. Ben vengano questi strumenti tecnologici di comunicazione orizzontale, quando possono approfondire la conoscenza sia delle condizioni ambientali e sociali, sia degli interventi o delle carenze dell’amministrazione. Far emergere i bisogni, veicolare le istanze, favorire lo scambio e il confronto di valutazioni e proposte è possibile sulla rete ad una utenza certamente in crescita. Resta però il fatto che i giovani sono raggiungibili, ma una larga parte della popolazione, e in gran misura quella anziana, non accede ai social network e si vedrebbe esclusa dalla trattazione delle sue problematiche e più difficilmente rappresentata. Quindi il percorso digitale informatico è auspicabile, ma non sostitutivo della partecipazione diretta, quella che dà voce ai singoli nelle riunioni, nei gruppi, nelle assemblee. Qui la comunicazione interpersonale va oltre il messaggio verbale; si fa condivisione del vissuto quotidiano; è percezione di esigenze e confronto di progetti collettivi; dà un senso di appartenenza diverso da quello instaurato tramite collegamenti virtuali. Si tratta dunque, non di sostituire, bensì di integrare con una “rete” partecipativa le modalità e gli strumenti di coinvolgimento della popolazione, propri dei gruppi di cittadini attivi nella rappresentanza democratica.”

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