Nulla da fare al Consiglio di Stato per l’istanza cautelare  contro la sentenza del TAR che nel luglio scorso aveva dichiarato non ammissibile “per omessa tempestiva notificazione” l’azione legale del Comitato Spontaneo contro le nocività e del Co.di.sa. per fermare la discarica di amianto di via Brocchi.
Secondo i giudici romani  non si ravvisano pericoli che rendano necessaria la sospensione degli effetti della contestata sentenza estiva. Ricordiamo però, in proposito, che  la discarica di amianto è prevista a meno di 200 mt dalle prime case, a meno di 800 mt da un polo scolastico e pericolosamente vicina alla falda acquifera sottostante. Alla luce di queste considerazioni che, più che altro, sono ormai un dato di fatto, l’assenza di pericoli sancita dal Consiglio di Stato si scontra purtroppo con la manifesta volontà della popolazione locale di essere sicura che i propri figli, a meno di 800 mt in linea d’aria, possano respirare a scuola aria priva di fibre d’amianto cui nessuno, sicuramente, può garantirne l’assoluta mancanza visto che gli incidenti imprevisti sembrano poter verificarsi anche negli impianti ritenuti più sicuri. Lo dimostrano gli incidenti di questa estate allo stabilimento dell’Alfa Acciai e il disastro di Fukushima che ha gettato nel panico mezzo mondo.
E che dire poi dei cittadini che, loro malgrado, abitano a meno di 200 metri dalla promessa discarica?
Giusto per guardare in faccia la realtà, visto che i “pacchi” di amianto saranno avvolti da una pellicola, chi è oggi in grado di garantire che mai nessuno di questi pacchetti non arrivi forato oppure si lesioni durante le operazioni di scarico o interramento? Ciò che rende oggi pericoloso l’amianto è proprio la sua estrema volatilità e per tale motivo sarebbe forse il caso di porre maggiore attenzione alla esigua distanza della discarica dalle civili abitazioni.
In una nota apparsa su Facebook, all’interno del gruppo “Facciamo il Parco delle Cave”, il Comitato Spontaneo contro le nocività esprime il proprio rammarico verso la decisione del Consiglio di Stato ricordando che “La Regione Lombardia, rilasciando questa autorizzazione, ha dimostrato chiaramente di non tenere in alcuna considerazione la salute dei cittadini, che a San Polo, secondo i dati ASL, si ammalano e muoiono più che negli altri quartieri della città. Provincia e Comune non sono da meno, avendo dato parere favorevole a questo progetto.” E per il futuro, su questo fronte,  promette battaglia “a suon di iniziative di informazione e mobilitazione per diffondere la verità….”

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