La storia dell’ex Cava Piccinelli sembra non avere mai fine. E’ iniziata nel lontano 1993 e, incredibilmente, ancora oggi non può assolutamente considerarsi conclusa.
Gli stanziamenti per la sua bonifica arrivano con il contagocce ed allo stato attuale sembra essere avviata solo una fase di studio, ma di interventi concreti per la messa in sicurezza ancora non se ne sono visti. E tutta questa storia sembra veramente incredibile visto che non si capisce bene cosa ci sia ancora da studiare ed approfondire visto che, a quanto pare, tutti sono al corrente della gravità della situazione.
La storia dell’ex cava Piccinelli è lunga, e proprio in questi giorni ne ha discusso la Commissione Ambiente del Comune di Brescia. Anche il Corriere della Sera è tornato ad interessarsi del caso con un articolo a firma di Andrea Tornago in cui si ripercorrono le tappe dell’intricata vicenda mettendo in evidenza alcune palesi contraddizioni nella lunga storia di autorizzazione che negli anni la vedono interessata.
Secondo Tornago ” era un’onesta cava di sabbia e ghiaia come ce n’erano tante negli anni ’60 e ’70, nel boom edilizio della ricostruzione, fino alla sua dismissione nel 1976. Da allora la cava Piccinelli sembra colpita da una maledizione. In quella buca nella periferia sud-est della città, lasciata dalla ditta «C.G.S.» di Carlo Piccinelli, è finito di tutto. Rifiuti industriali, rifiuti inerti ed urbani, rifiuti tossico-nocivi. ” Prosegue Andrea Tornago ” Negli anni ’90 comincia a farsi strada un sospetto: l’ex cava Piccinelli sembra essere il teatro di un traffico di rifiuti più oscuro ed importante, organizzato all’ombra di grandi imprese travolte da Tangentopoli. .. Tutto inizia nell’estate del ’93. I carabinieri scoprono un traffico di rifiuti tossici nel cantiere delle Terme di Ome, dove è in costruzione un impianto di imbottigliamento delle acque termali. L’allarme è massimo: i rifiuti contengono Cesio 137. Da dove vengono? Da un capannone abbandonato di Rodengo Saiano e da un’ex cava di Buffalora. È l’ex cava Piccinelli, dove la Impes aveva un deposito di mezzi. I giornali riportano la notizia nella cronaca giudiziaria della provincia, ma non collegano la storia a quella dell’ex cava Piccinelli. … Le istituzioni bresciane sono in allarme: se le scorie radioattive trovate ad Ome provengono dalla «Piccinelli», significa che l’ex cava è piena di Cesio 137. L’assessore all’Ecologia del Comune di Brescia, Giuseppe Berruti, ordina alla ditta Impes e agli eredi Piccinelli l’immediata bonifica del sito. Siamo nel gennaio del ’94. Un’ordinanza che rimane inascoltata e si perde negli archivi comunali…. Le aree in Franciacorta invece vengono «bonificate» tra il ’95 e il ’98, in piena emergenza rifiuti in Lombardia, commissario straordinario Roberto Formigoni, affiancato da Franco Nicoli Cristiani e Giuseppe Rotondaro (il dirigente Arpa arrestato per tangenti il 30 novembre 2011, quando scoppiò lo scandalo dei rifiuti stoccati sotto Brebemi). I registri della bonifica delle Terme di Ome spariranno in un furto poco prima della fine dei lavori. Il traffico di rifiuti alla «Piccinelli» intanto continua indisturbato. Il laghetto, che un tempo occupava tre quarti della cava, ora è ridotto a una pozzanghera piena di scorie. Nel marzo del ’98 i funzionari dell’Asl, chiamati per una sospetta contaminazione, «saltano sulla sedia» e interdicono l’area: questa volta la radioattività rilevata alla cava è altissima. 1milione di Becquerel/kg contenuti in scorie di alluminio interrate vicino al capannone dell’ex fonderia. Radiazioni troppo alte, mai registrate prima nel Bresciano, mille volte superiori alla norma. Chi ha portato quelle scorie, e da dove vengono? … Nel ’99 l’Enea mette in sicurezza l’area contaminata, garantendo l’intervento per un massimo di due anni, e ripone dei fusti con materiale radioattivo nel capannone dell’ex fonderia. Nel giro di un paio d’anni l’ex cava Piccinelli torna avvolta nell’oblio.
Passato il clamore del Cesio 137, nel 2003 gli eredi Piccinelli affittano, con regolare contratto, il capannone con i fusti radioattivi a una ditta di Botticino. Nonostante l’evidente pericolo, tra le istituzioni nessuno si oppone. Così tra il 2003 e il 2009 i responsabili della ditta, G.S. e D.D. (ora latitanti), sversano abusivamente nell’ex cava 15mila tonnellate di scorie acciaieria e altri rifiuti speciali. Resta un mistero come possa essere stato autorizzato l’utilizzo dei locali dell’ex fonderia Cagimetal, pur sapendo della presenza dei fusti contenenti materiale radioattivo….

Fonte: Corriere della sera del 28 Giugno 2012
Versione integrale articolo:
http://brescia.corriere.it/brescia/notizie/cronaca/12_giugno_28/piccinelli-cava-radioattiva-storia–201791897509.shtml
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