Mentre l’Amministrazione Paroli si occupa di poli logistici e nuovi bitumici quasi a voler fare passare il messaggio che queste siano le priorità della comunità bresciana e non solo di un ristretto numero di imprenditori su Radio Popolare viene mandato in onda un servizio relativamente alla ex discarica Piccinelli dove troverebbe posto un isotopo radioattivo contaminante denominato Cesio 137.
Essendone stata accertata la presenza già nei lontano anni ’90, il terreno fu ricoperto con teli allo scopo di prevenire e proteggere la falda sottostante dalla formazione ed infiltrazione di pericoloso percolato radioattivo.
I teli furono posti dalla NUCLECO, ditta specializzata nel settore, a seguito dell’evidentente necessità di procedere ad una bonifica del terreno in tempi brevi. La tenuta dei teli era assicurata per due anni ma, anora oggi, dopo ben DODICI ANNI gli stessi teli sono ancora li’, certamente non con la stessa efficienza di allora.
Ma come è possibile che, ancora oggi,  ci si trinceri dietro improbabili attese di finanziamenti invece di procedere con la massima urgenza a rimuovere il pericoloso inquinante dal terreno?
Terreno che, a quanto traspare dal servizio, non deve essere stato recintato neanche troppo bene visto che pare che sullo stesso siano stati anche depositati rifiuti di altra natura la cui legalità dell’operazione è chiaramente tutta da verificare.
Per chiarire meglio la vicenda pubblichiamo la trascrizione integrale del servizio/inchiesta realizzato per l’emittente Radio Popolare da  Anrea Tornago e fattoci pervenire gentilmente dal Co.di.Sa. che vi invitiamo a leggere con attenzione.

” Il senso di questi teli qual è?
(Dott. FRANCESCO VASSALLO) Il senso di questi teli glielo dico subito qual è! È quello di non fare diffondere la radiocontaminazione in tutto il terreno ma soprattutto di andare a inquinare la falda sottostante. La voce che avete sentito è quella del dott. Francesco Vassallo, direttore sanitario dell’Asl di Brescia. Intervistato da Radio Popolare nel giugno scorso, aveva sostenuto che la messa in sicurezza d’emergenza del sito radioattivo di via Cerca, nella periferia sud-est di Brescia, avrebbe ancora scongiurato, dopo 12 anni, una contaminazione radioattiva. Una settimana dopo l’Arpa sarebbe entrata nel sito abbandonato da anni, e si sarebbe accorta che la situazione non era assolutamente sotto controllo. I teli impermeabili posizionati nel 1999 dalla ditta Nucleco, che dovevano arginare l’emergenza del Cesio per al massimo due anni, in 12 anni si sono deteriorati e nella discarica abusiva ha cominciato a formarsi percolato radioattivo.
In dodici anni, questi teli…reggono?
Basta andare in campeggio per vedere che l’acqua, la pioggia va dappertutto, insomma… (Dott. FRANCESCO VASSALLO) Ma sono dei teli però diciamo di tipo professionale, quindi resistono, reggono…è ovvio! Non solo i teli non hanno retto, ma nemmeno le recinzioni di sicurezza: qualcuno si è introdotto nel sito e ha scaricato abusivamente del materiale, e due dei quattro rilevatori degli inquinanti nell’acqua sono spariti, a quanto pare interrati dalle ruspe.
Così l’Arpa non può più dire se il Cesio 137 è finito nella falda acquifera oppure no.
(Dott.ssa MARIAGRAZIA SANTINI) Eh, io…
Lei non se n’è occupata. Sa dirmi chi se n’è occupato in Arpa?
(Dott.ssa MARIAGRAZIA SANTINI) Persone che non ci sono più.
E quindi non è arrivato nessuno al posto loro che ha in mano la pratica?
(Dott.ssa MARIAGRAZIA SANTINI) Sì, io (ride).
Questa invece è la voce della dottoressa Mariagrazia Santini, dirigente fisico dei Monitoraggi Ambientali dell’Arpa di Brescia, competente in materia di radioprotezione. Per sua stessa ammissione, non prende in mano il fascicolo da diversi anni. La relazione allarmata di Arpa del 14 settembre 2011, resa nota soltanto adesso, porta proprio la sua firma. Eppure sei mesi fa sembrava una studentessa impreparata il giorno del compito:
Non sta monitorando…
(Dott.ssa MARIAGRAZIA SANTINI) Ascolti, mi sta mettendo in bocca delle cose che non ho detto! No, io mentre questi procedimenti che ho seguito io so nota per nota, nota per nota e so che cosa è stato fatto…lì io non ho aperto il procedimento, cioè il procedimento…il fascicolo. Perché a me non interessa in questo momento sapere, se…ehm…il….com’è che si dice…se…
Se il Cesio è finito in falda, per dire.
(Dott.ssa MARIAGRAZIA SANTINI) No, no! Eh, di nuovo mi sta cercando…
Se il Cesio 137 sia finito nella falda acquifera di Brescia, ormai, non lo riesce a dire con certezza più nessuno. Ma dato l’innalzamento della falda di circa 4 metri, secondo i tecnici è addirittura probabile che il Cesio si sia sciolto nelle acque superficiali.
E in questa situazione di rilevante criticità ambientale, secondo l’Agenzia per l’Ambiente, come si sta muovendo l’Assessore all’Ambiente del Comune di Brescia, Paola Vilardi?
Potrebbe finire nella falda acquifera.
(Ass. PAOLA VILARDI) A me non risulta. A me non risulta, a me non risulta che ci sia presenza di radioattività ma, qualora questo elemento venisse rilevato è evidente che…voglio ricordare…
Come non le risulta? La radioattività è già stata trovata.
(Ass. PAOLA VILARDI) No, voglio dire…la radioattività c’è dappertutto…!
Che cosa state facendo per monitorare la situazione dell’(ex) cava Piccinelli?
(Ass. PAOLA VILARDI) No, ehm…quella cava è dismessa se non ricordo male, quindi lì adesso ci saranno anche tutti i recuperi…e sono recuperi che vanno fatti. Ci sono anche dei laghetti…naturali…noi vogliamo davvero poter migliorare quelle condizioni naturali…
Anche l’Assessore all’Ambiente del Pdl, sembra non sapere nemmeno dell’esistenza di un sito radioattivo in piena città di Brescia. La storia della cava Piccinelli, contaminata dal Cesio, ce la spiega il direttore dell’Asl, dott. Vassallo, che nel frattempo si è preparato:
(Dott. FRANCESCO VASSALLO) Questa cava Piccinelli risale…le prime notizie risalgono al 1976, data in cui il Piccinelli diede in affitto la cava a una ditta che poi si trasferì in Romania, e scomparve.
Una piccola fonderia di ottone ed alluminio. Rivadossi-Doronzo.
(Dott. FRANCESCO VASSALLO) Perfetto: Doronzo-Rivadossi. Nell’88 questa cava fu abbandonata e quindi divenne tipo una discarica a cielo aperto, cioè la gente metteva lì dei rifiuti inerti, e quindi il Comune intervenne con una ordinanza di bonifica notificata ai proprietari della cava. Nel frattempo all’inizio degli anni ’90 i proprietari riaffittarono questa cava ad una società: Cagimetal. Nel ’94 delle analisi fatte dall’Asl consentirono di evidenziare che i rifiuti presenti sul posto presentavano una radiocontaminazione da Cesio 137.
Questo quindi già nel 1994.
(Dott. FRANCESCO VASSALLO) Nel ’94. C’era il Cesio 137. Peraltro questo fu confermato poi indirettamente successivamente da una vicenda che interessò l’Alfa Acciai.
Nel ’98 un camion entra e porta del materiale all’interno dell’Alfa Acciai. Nell’Alfa Acciai c’è un portale attraverso il quale il materiale viene verificato per la presenza o meno di radiocontaminazione. E lì si verificò presenza di radiocontaminazione. Sembrava in un primo momento che la radiocontaminazione interessasse il contenuto del camion, e invece si scoprì che era il camion ad essere radiocontaminato, in particolar modo le ruote. E il fango deposto sulle ruote. Questo fango, da un’indagine retrospettiva si appurò che proveniva poi dall’ex cava Piccinelli.
Se è stato trovato già nel ’94, dal ’94 al ’98 che cosa è stato fatto?
(Dott. FRANCESCO VASSALLO) Interviene l’autorità giudiziaria, addirittura…che condanna una serie di persone legate allo smaltimento di rifiuti provenienti dal recupero metalli, quindi verosimilmente la Cagimetal…e vi è inizio alle azioni di approntamento della bonifica.
Scoperto nel 1994, il Cesio all’ex cava Piccinelli di Brescia è fermo contaminando il terreno e l’ambiente da quasi vent’anni. Ci sono voluti quattro anni perché, dopo le prime rilevazioni l’Asl si decidesse a mettere in sicurezza il sito. Ora ci sono voluti altri dodici anni di oblio per scoprire che l’isotopo radioattivo ha probabilmente contaminato anche le acque. Nei comuni di Lumezzane e di Sarezzo, per proteggersi dal Cesio 137 in poco tempo hanno creato un bunker in grado di ospitare le scorie, che devono riposare piombate per almeno due o trecento anni. Perché a Brescia invece in dodici anni non si è fatto niente?
(Dott. FRANCESCO VASSALLO) …in attesa di varare un piano (che è stato varato) di bonifica totale della zona e l’asportazione di 2mila metri cubi di terreno e la collocazione di tutto il materiale radiocontaminato in 250 contenitori di acciaio. È un progetto che ancora è in fase di…di finanziamento.
24 milioni di euro per il nuovo parcheggio sotto al Castello, 80 milioni per la Metropolitana leggera sbloccati pochi giorni fa dal ministro Corrado Passera. Ma quando si tratta di evitare la contaminazione radioattiva o i veleni dell’industria Caffaro, Brescia è sempre una povera città.

Andrea Tornago
Radio Popolare
(andato in onda il 12-01-12 nella “Radiosveglia” di Popolare Network)

Chi preferisce ascoltare direttamente la parte della trasmissione radiofonica può cliccare su questo LINK

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