Compatti, uniti ma soprattutto numerosissime le persone scese in strada a protestare contro la realizzazione di un impianto di smaltimento di amianto in Valcamonica.
Le stime dei mezzi di informazione parlano di quasi 2.000 persone scese a protestare in prima persona in difesa della salute propria e dei propri figli, oltre a circa 15.000 firme già raccolte.
Evidentemente a Gianico l’amianto proprio non lo vogliono ed i numeri che esibiscono sono veramente imponenti con l’aggiunta di circa una decina di Sindaci di altrettanti Comuni.
Sono numeri che fanno riflettere non tanto politici ed imprenditori sempre pronti a chiedere o rilasciare autorizzazioni, ma soprattutto i cittadini di Brescia, in particolare quelli della zona EST che, fino ad oggi, sono sempre stati lontani dal raggiungere numeri simili di adesioni alle varie manifestazioni.
La domanda, quella vera, è PERCHE’? Analizziamo i dati.
La realizzazione di una discarica a meno di 200 metri dal centro abitato e a poche centinaia di metri da scuole pubbliche la dice lunga sulla reale pericolosità ed incidenza nell’ambiente cittadino della discarica di via Brocchi in fase di realizzazione. In tal senso è fuori discussione la pericolosità che ne deriva dalla dispersione nell’atmosfera di eventuali particelle che per le più svariate ragioni possono sempre sfuggire al controllo umano. Per non dire poi del fatto che, una volta terminato l’interramento del materiale, protetto unicamente da una copertura plastica (che sicuramente non dura in eterno), ci si ritroverà nei decenni futuri a dover gestire questo sito che si troverà a pochi metri dalla falda che, in quella parte di territorio, scorre a livelli poco profondi.
Dal punto di vista della gestione futura di discariche più o meno pericolose Brescia non ha certamente elementi di cui vantarsi, ed in tal senso parla e testimonia chiaramente lo stato di assoluto abbandono in cui versa, da quasi 12 anni, l’area dell’ex Cava Piccinelli, fortemente contaminata da un elemento radioattivo come il Cesio 137. In oltre un decennio sono spariti 2 dei 4 piezometri interrati per monitorare le infiltrazioni, la recinzione è danneggiata, l’area non è sorvegliata e neanche protetta bene visto che i teli depositati a suo tempo dovevano durare 2 anni, giusto in tempo per procedere alla bonifica del terreno. E dopo 12 anni quegli stessi teli sono ancora lì….
Con esempi di questo tipo che garanzie sono in grado di dare i nostri politici (o i nostri imprenditori) ai cittadini circa attività di controllo e monitoraggio negli anni a venire di un terreno imbottito con quasi 80.000 tonnellate di amianto?
Siamo dunque certi della reale pericolosità dell’operazione in una zona che tutti volevano destinata a Parco delle Cave e che vede i diversi comitati ambientalisti della zona (il CodiSa ed il Comitato Spontaneo) lottare da anni impegnando risorse umane ed economiche, sostenendo spese per ricorsi e avvocati vari per la sua tutela ambientale.
Eppure, quando alla gente viene chiesto di partecipare a manifestazioni pubbliche i numeri esibiti da Gianico restano un miraggio per i bresciani.
Cattiva informazione o certezza matematica che tutto quello che si dice sulla pericolosità dell’amianto siano solo favole?
A vedere le manifestazioni della Valcamonica viene da pensare alle recenti dichiarazioni del Presidente della EST Garzetti che, ai nostri microfoni, ha detto che “l’amianto da qualche parte si deve pure mettere“. Ed allora meglio metterlo dove la gente protesta poco e accetta in silenzio…

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