sfalcio(g. f.) – Diciamoci la verità: siamo in pochi e per questo non abbiamo negozi e nemmeno servizi.
Detto in questi termini può sembrare una vera e propria cattiveria, ma se vi fermate un attimo a riflettere capirete subito che purtroppo è la verità.
I fatti di questi ultimi anni di storia sanpolinese lo confermano.
Si parte dall’esperienza del supermercato in Corso Bazoli, tutto pronto, scaffali e casse comprese. Sembrava dovesse aprire da un giorno all’altro e poi invece nello spazio di una notte viene smontato e trasferito altrove, probabilmente in un posto con un numero maggiore di abitanti.
Proseguiamo con l’esperienza della farmacia che sembrava che da un momento all’altro dovesse approdare a Sanpolino. Invece nulla, una nuova farmacia approda invece a San Polo ad una cinquantina di metri da un’altra storica farmacia del quartiere. Quindi meglio aprire a San Polo a 50 metri da un’altra farmacia invece che a Sanpolino dove non ne esiste nemmeno una.
E che dire dei negozi che nel corso degli anni hanno aperto a Sanpolino e poi hanno chiuso i battenti nel giro di pochi mesi? La lista è lunga, panificio, frutta e verdura, lavasecco, pizzeria, ristorante, sala giochi… e anche una banca!
Pensavamo ad una congiura, ma forse non è proprio così.
I fatti e le analisi del numero dei residenti dicono chiaramente che in questo quartiere siamo troppo pochi per garantire sopravvivenza alle attività commerciali, per invogliare ad aprirne di nuove e, quel che è peggio, essendo pochini non invogliamo nemmeno al collocamento su questo territorio di servizi pubblici come Ufficio Postale, Farmacia ed altro.
Se a tutto questo aggiungiamo anche il disinteresse della nostra classe politica a completare Corso Bazoli nel raccordo con via Serenissima (che aumenterebbe le presenze nel quartiere) capite bene che ad un certo punto bisogna essere capaci di fare delle scelte coraggiose: meglio un quartiere “vuoto” senza servizi e negozi o un quartiere popolato con negozi e servizi per bambini e adulti?
Nel caso in cui si preferisca la seconda occorre rivedere alcune posizioni consolidatesi negli anni passati nei confronti di alcune scelte sul futuro del quartiere.
L’idea di non costruire più o di non sviluppare il quartiere come originariamente previsto non si dimostra una scelta vincente, è una scelta che condanna Sanpolino e i suoi residenti ad una cittadinanza marginale che costringe tutti a spostarsi anche solo per poter spedire una raccomandata.
Non è questo il futuro che merita questa parte di città, e per questo probabilmente occorre avere il coraggio di rimettere in moto la macchina residenziale e proporre nuove soluzioni abitative, magari abbandonando l’idea di condomini su più piani e puntando ancora una volta sulla costruzione di nuove villette che, a due passi della metropolitana, si renderebbero più appetibili di un angusto bilocale in condominio da qualche altra parte.
Bisogna essere coraggiosi, guardare in faccia la realtà e capire che tutto quell’ammasso di sterpaglia che oggi circonda il quartiere non può qualificarsi come “area verde” e non porterà mai sviluppo e servizi ma solo insetti e sporcizia e che l’averne destinato una parte ad “orti” non migliora la situazione ma, paradossalmente, la squalifica ulteriormente, a causa delle improvvisate serre con materiali di fortuna e contenitori enormemente antiestetici pieni di acqua che gli assegnatari collocano a loro piacimento nella totale indifferenza verso il decoro estetico.

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